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Baudelaire Charles,
Les fleurs du mal.
Seconde édition augmentée de trente-cinq poèmes nouveaux et ornée d’un portrait de l’auteur dessiné et gravé par Bracquemond.
Paris, Poulet-Malassis et De Broise éditeurs, 1861.
In-8° (180 x 112 mm), pp. (6), 319, (1), in antiporta bel ritratto dell’autore inciso da Félix Bracquemond e stampato da Auguste Delâtre, legatura posteriore in mezza pelle blu notte, dorso a 5 nervi e titolo in oro, carte di guardia in carta marmorizzata. Lievi bruniure, privo della brossura editoriale.
Seconda edizione definitiva di molto modificata e aumentata e in parte originale. Considerato il più importante libro poetico del secondo Ottocento. Nacque come suite di diciotto poemi apparsi sulla «Revue des deux mondes» X, 2, maggio-giugno 1855. Due anni dopo, nel 1857, la prima edizione in volume della raccolta, contenente centosei poesie, subisce un processo dal quale escono condannati il poeta e l’editore, costretti tra le altre cose a censurare sei poesie (Les Bijoux, Le Léthé, À celle qui est trop gaie, Lesbos, Femmes damnées, Les Métamorphoses du vampire). Passati tre anni, è la volta dell’edizione definitiva: messa in vendita al prezzo di 3 franchi nel febbraio 1861, fu tirata in 1500 esemplari. L’edizione contiene le poesie dell’edizione del 1857 — eccetto le sei censurate — quelle uscite in rivista tra il ‘57 e il ‘61 e una inedita, «La Fin de la journée», per un totale di 126 componimenti. Le sezioni in cui è suddivisa l’opera vengono riorganizzate e passano da cinque a sei, con l’ingresso dei «Tableaux parisiens», tra le vette più alte della produzione di Baudelaire. Il frontespizio avrebbe dovuto recare un’incisione allegorica di Bracquemond, che fu però rifiutata senza esitazione dal poeta. Bracquemond dovette dunque rinunciare al suo progetto e limitarsi a incidere un ritratto di Baudelaire, che diventerà poi una delle sue immagini più famose e iconiche.
G. Vicaire, Manuel de l’amateur de Livres du xixe siècle I (Paris 1894), coll. 341-4; L. Carteret, Le Trésor du bibliophile romantique et moderne I (Paris 1924), pp. 118-24; Baudelaire, Œuvres complètes I (Paris 1975); En français dans le texte (Paris 1990), n. 276
In-8°, cc. (3), 1 bianca, 18, bella legatura coeva in piena pergamena rigida, dorso a 5 nervi con titolo calligrafico al dorso, leggera macchia al margine superiore del piatto anteriore. Tagli in rosso. Al frontespizio bella marca tipografica incisa raffigurante la Fama alata, posata con un piede sul globo, che suona una tromba con il motto: ' Io volo al ciel per riposarmi in Dio'. Ex-libris del Conte Cibrario al piatto interno superiore. Bello e genuino esemplare.
Rarissimo opuscolo dedicato all’Ordine del Toson d’oro, a cura di Francesco Sansovino, il cui nome figura nella dedica, a c. A3v . In questo importante testo Sansovino offre un’accurata descrizione del funzionamento dell’Ordine, dei requisiti dei Cavalieri, del loro modo di comportarsi, delle cariche e delle dignità di cui esso si compone. Importante anche la casa editrice L'Accademia Venetiana fondata nel 1558 a Venezia per iniziativa dei patrizi Federico Badoer, Domenico Venier e Girolamo Molino, fu detta anche Accademia della Fama. Di tutto ciò che fu stampato nell'Accademia si occupò Paolo Manuzio, sia come curatore che come tipografo. Nel 1560 il Consiglio dei Dieci incaricò l'Accademia della stampa di leggi, ordinanze ed altri atti del governo veneto. Nel 1561 l'Accademia fu soppressa per essere riattivata nel 1594.
L’Ordine cavalleresco del Toson d’Oro venne istituito il 10 gennaio del 1430 da Filippo III di Borgogna, a Bruges, in occasione del suo matrimonio con la principessa portoghese Isabella d’Aviz, per onorare personaggi che si erano distinti nella fedeltà e nel servizio alla Corona. Tra i membri illustri dell’Ordine basti ricordare il più famoso Gran Maestro: l’Imperatore Carlo V d’Asburgo (1500-1558) che annoverò tra i membri suo figlio Filippo II, l’ammiraglio genovese Andrea Doria, il Principe di Bisignano Pierantonio Sanseverino, il Duca di Parma Alessandro Farnese, ed il Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici. Con tale prestigiosissima onorificenza venne sancita definitivamente la gloria, il potere, e la nobiltà del casato fiorentino. Tra i personaggi italiani di spicco cui è stato conferito il cavalierato dell’Ordine sono: Galeazzo Caracciolo, Marcantonio Colonna e, in seguito, anche molti altri membri della stessa famiglia Colonna, Federico da Montefeltro, Guidobaldo II della Rovere, suo figlio Francesco Maria II della Rovere, Francesco IV d’Este, Ferrante I Gonzaga, Vespasiano I Gonzaga Colonna Duca di Sabbioneta, Raimondo Montecuccoli, Antonio d’Aragona Moncada, Tiberio Vincenzo Ventimiglia del Bosco, suocero di Luigi Gonzaga di Castiglione
L’Ordine ricevette la piena approvazione e il totale sostegno della Santa Sede, che concesse speciali privilegi spirituali. Dato che sotto il suo governo si trovava praticamente riunita tutta l’Europa, l’Ordine del Toson d’Oro divenne la più potente organizzazione cavalleresca esistente nel mondo
Brunet V, 132: “fort rare”. Renouard, Accademia Veneziana, supplemento, 11: 'La difficulté étoit, dira-t-on, d'avoir sous les yeux ce livre qui est fort rare'.
Euro 1800
LANCILLOTTI, Carlo. Guida alla chimica che per suo mezzo conduce gl'affetionati alle operationi sopra ogni corpo misto animale, minerale, o vegetabile. Dichiarando come s'estraggono i loro sali, ogli, essenze, magisterij, mercurij, &c. con il modo di fare varij colori, belletti, & altri rari secreti. Et in quest'vltima impressione ampliata di nuoue aggiunte, & figure. Opera utilssima a medici, speziali, alchimisti, pittori, orefici. Con la regola per mettere le figure a suo loco posta nel fine. Parte prima-terza.. In Venetia, per Iseppo Prodocimo, 1697.
Tre parti in un vol. in-16° (127 x 72 mm.), pp. (24), 188, (12), 126; (16), 226, 2 bianche, 20 tavv. f.t. in xilografia di alambicchi, forni, ecc... in realtà si tratta di una doppia suite di 10 incisioni ciascuna, che vengono tutte ripetute e collocate secondo la dettagliata "Regola per metter le Figure à suo loco posta nel fine", legatura coeva in piena pergamena a nervi passanti, titolo manoscritto al dorso. Manca la prima carta bianca e il rispettivo foglio bianco del piatto superiore. Nel complesso buon esemplare.
Il Lancillotti "Fu chimico di molto nome a' suoi tempi, ebbe il titolo di Spargirico Ducale, e si sforzò di esplorar la natura de' Semplici, e di trarne i più sicuri rimedj, al qual fine, come dalle sue opere si raccoglie, non solo viaggiò per l'Italia, ma fu ancora in Francia, e singolarmente in Tolone, e in altri ancor più lontani paesi. Par nondimeno, ch'ei non fosse molto felice nelle sue cure, ed è piacevole, benché breve, la descrizione che di lui ci ha fatta il celebre Ramazzini: "Carolum Lancillottum Chymicum nostratem satis celebrem ego novi, tremulum, lippum, edentulum, anhelosum, putridum, ac solo visu medicamentis suis, Cosmeticis praesertim, quae venditabas, nomen ac famam detrahentem". Tiraboschi, "Biblioteca modenese", III, 70
L'opera si suddivide in tre parti: la prima tratta dell'uso del fuoco, dei vari processi chimici (Corrosione, Precipitazione, Ignizione, Sublimazione, Distillazione, Putrefazione, Circolazione, Coagulazione, etc.), dei vari tipi di acque, olii, tinture, estratti, vini, spiriti, tartari, sali, etc.
la seconda descrive i Metalli, in particolare il Mercurio, e loro proprietà. Nella terza infine l'Autore discorre del Corpo umano, delle sue malattie e dei rimedi; degli Animali, degli uccelli e dei pesci e delle loro proprietà terapeutiche. Interessante in quest'ultima parte la descrizione de rimedi utilizzando anche insetti, scorpioni, millepiedi e infine le api e il loro prodotti: miele e propoli.
L'Opera riscosse un grande successo e venne ristampata a Modena nel 1679 e nel 1687 ed a Venezia nel 1697.
Euro 1200
Déjean (Antoine Hornot), Traité raisonné de la distillation, ou la distillation reduite en principes. Avec un Traité des Odeurs. A Paris, chez Nyon Fils e Guillyn, 1753.
In-12° (170 x 100 mm), pp X, (2), 484, (8), legatura coeva in piena pelle, titolo in oro su tassello in marocchino al dorso a cinque nervi con fregi dorati, tagli rossi, sguardie in carta decorata. Leggere usure alla legatura, interno fresco. Buon esemplare genuino.
Rara prima edizione di questo trattato di Antoine Hornot un distillatore parigino di origine borgognona celato sotto lo pseudonimo Déjean (per altri, invece, l'autore sarebbe il distillatore tedesco Ferdinand Déjean)
Il suo lavoro è molto completo descrive ogni sorta di distillati: dai liquori agli sciroppi, dalla fermentazione all'acquavite di vino; tratta della scelta dei fiori, dei frutti e delle piante aromatiche. Non mancano le ricette di frutta sotto spirito, acque speziate, caffè, cioccolato, ecc. Tratta degli incidenti che possono verificarsi nei diversi processi di distillazione e fornisce metodi per prevenirli . Un'ampia sezione è dedicata agli odori e ai profumi.
L'autore, nativo di Nuits-Saint-Georges, fece per oltre trent'anni il distillatore a Parigi, sia nell'ambito alimentare che in quello della profumeria.
Vicaire, p. 258. Bitting, p. 119. 'Édition originale de la plus grande rareté. On trouve invariablement des exemplaires de l'édition de 1759 ou d'éditions plus tardives, mais celle de 1753 parait introuvable'. Oberlé 1085; Blake, 222. Caillet, 5259. Neu, 1997. Wellcome, II, 443.
Euro 650
In folio (260 x 365 mm.), ff. 10 di testo e 6 doppi fogli per le sei litografie a piena pagina in bianco-nero di Felice Casorati, ognuna firmata a matita dall'artista e dallo stesso numerata. Cartella editoriale con alette, autore e titolo impressi in nero al piatto superiore. Edizione limitata a 100 esemplari su carta Fabriano tipo Umbria. Ottimo esemplare. Raro.
L’opera è formata da una poesia di Paul Valéry, dalla rispettiva traduzione di Mario Luzi e da sei litografie realizzate da Felice Casorati. Inoltre è presente una nota editoriale in cui vengono indicati il titolo del libro per esteso (Cantique des colonnes, suivi d’une traduction italienne de Mario Luzi, et avec six lithographies oroginales de Felice Casorati) e l’occasione della pubblicazione del volume: «Le Cantique des Colonnes de Paul Valéry, avec six lithographies originales de Felice Casorati et suivi de la traduction italienne de Mario Luzi, est édité par la radiotelevisione italiana à l’occasion du Xème anniversaire du comité mixte franco-italien pour la rediodiffusion et la télévision, fondé à Rome le 27 avril 1949».
Pittore italiano (Novara 1883 - Torino 1963). Una delle figure più eminenti nel movimento artistico moderno in Italia. Il suo spirito critico lo spinse all'incontro con il movimento simbolista europeo e in particolare con la secessione viennese, da cui scaturì una ricerca che, pur operando nell'ambito di un gusto cromatico e lineare, mostra già il suo interesse per la purezza e il nitore della forma. Non bisogna dimenticare, accanto alle opere di pittura del C., la sua attività di grafico, scultore, architetto, scenografo, nonché l'interesse per le arti decorative: questa concezione della scambievole "unità delle arti" era stata incoraggiata, come si è detto, dall'ambiente intellettuale torinese. L'opera grafica è particolarmente indicativa, in quanto permette di seguire, meglio che nella pittura, le varie ricerche compiute dal. C. nel corso della sua vicenda artistica, come preparazione e studio
Euro 2800
Walton, Elijah & T. G. Bonney, Vignettes: Alpine And Eastern. In Two Series. Alpine Series. London, W. M. Thompson, 1873.
In 4° gr. (325 x 235 mm), le pp. n.n. comprendono il frontespizio, la prefazione, indice delle illustrazioni, 12 belle tavole ovali in cromolitografia applicate su cartoncino ognuna preceduta da un foglio di guardia bianco e seguite da pagina di testo descrittivo, segue elenco delle opere. Bella legatura editoriale in tutta tela bordeaux con ricchi fregi e vignetta in oro al frontespizio, alcune lievi usure alle cuffie ma dorso originale solo leggermente sbiadito (come usuale ). Alcune bruniture alle carte ma nel complesso bella copia.
Prima tiratura della prima edizione riconoscibile dalla versione a volume unico della SERIE ALPINA, non della Serie Orientale; il libro fu pubblicato contemporaneamente anche con i volumi orientale e alpino rilegati sotto un'unica copertina con lo stesso disegno di copertina delle copertine a volume unico. Raro libro di viaggi in montagna con testi descrittivi di Bonney e tavole di Walton. Il reverendo Bonney (Rugeley, Staffordshire, 1833-Cambridge, 1923) fu geologo e presidente dell'Alpine Club dal 1881 al 1883; le sue ascensioni alpine si protrassero per oltre mezzo secolo. Walton (Birmingham, 1832-Bromsgrove Lickey, Worcestershire, 1880), pittore inglese, fu specialista nei quadri di montagna.
Euro 1200
Mirabilis liber qui prophetias revelationesque nec non res mirandas preteritas presentes et futura: aperte demonstrat. ... In duas partes presens liber distinguetur: prima prophetias ... secunda vero & ultima gallico ydiomate inuentas enarrabit... segue: Sensuyt la seconde partie de ce livre.. Paris, on les vend au Pellican en la rue sainct Jacques, 1525
Due parti in un vol. in-8° (cm. 15,7 x 9,9), cc.CX; XXV, (3), frontespizio entro cornice xilografica, testo su due colonne nella prima parte e la seconda su una sola colonna in scrittura "gotica bastarda". Deliziosa ed elegante legatura in marocchino rosso, dorso liscio con titolo e piccoli fleurons dorati, ai piatti cornice lineare in oro e una seconda cornice di cerchi intrecciati in oro (tipica delle legature francesi eseguite dai Bozerian), filetto all’unghiatura, dentelle con motivo geometrico interna, sguardie marmorizzate, tagli dorati. Lavoro di tarlo al margine bianco inferiore delle prime 25 cc., senza intaccare il testo, splendido esemplare, assai fresco in bella legatura.
Cantamessa 5096; Durbon, 6320.
Il "Mirabilis liber (Mirabilis liber qui prophetias revelationesque, necnon res mirandas, preteritas, presentes et futuras, aperte demonstrat...)" è una popolare antologia di profezie sia antiche sia moderne scritta in forma anonima da santi e teologi cristiani. Il "Mirabilis liber" conteneva profezie di fuoco, peste, carestie, inondazioni, terremoti, siccità, comete, occupazioni brutali e sanguinose oppressioni. La prima parte in latino contiene i testi di Metodio, Agostino, la profezia della Sibilla, la "Pronosticatio" di J. Lichtenberger e i "Vaticinia" di Gioachino da Fiore,... la " Revelatio" di Savonarola etc.. La 2° parte, molto più rara, è in francese, contiene le profezie di Merlino (fine del XII secolo), nonché la famosa profezia attribuita a St. Césaire d'Arles famosa perchè si pensa annunci la Rivoluzione francese.
Tali previsioni lo resero estremamente popolare all'epoca della Rivoluzione francese, tanto che in molti cataloghi ottocenteschi era suggerito che il "Mirabilis liber" avesse anticipato la stessa Rivoluzione. Sorprendentemente, pare che il libro aveva previsto un'imminente invasione araba in Europa, l'avvento dell'Anticristo e la conseguente fine del mondo. Testo importante, tanto da essere stato fonte di ispirazione di Nostradamus per le sue profezie, quanto temuto dalla Chiesa che nel 1581 lo aggiunse all'Indice dei libri proibiti.
In-8° real folio (22 x 14,5 cm.), cc. 53, ultimo foglio con dati tipografici e 41 belle tavv. f.t. incise in rame di Francesco Rosaspina colorate all'etrusco in nero e giallo, compreso il primo rame che rappresenta il frontespizio originale dell'opera con il titolo inciso datato Roma, 1794. Dedica a stampa da Alessandro de Souza e Holstein, firmata dal De Rossi, autore dei versi redatto in vario metro e con tema allegorico amoroso. Bella ed elagante legatura in piena pelle marezzata, dorso a cinque nervi, titolo su tassello e frgi in or, ai piatti triplice cornice lineare in oro con agli angoli fregi floreali, filetto lineare in oro all'unghiatura, dentelle interna. tagli in oro. Mancanza alla cuffia superiore, leggere usure agli angoli. Interno fresco. Firma di appartenenza di Giacinto Caissotti alla carta bianca.
Una delle più eleganti e raffinate produzioni di Bodoni; le belle tavole a carattere mitologico-allegorico, finemente incise in rame da Texeira, sono colorate all’etrusca in nero e giallo. Dedica a stampa ad Alessandro de Souza e Holstein, Conte di Sanfrè e di Motta Isnardi.
De Lama II, 107: ”Si trovano degli esemplari coi 41 rami neri; altri coi medesimi coloriti all’etrusca; altri coi rami stampati in rosso pallido entro un arabesco nero…”.
Brooks, 601. De Lama II, 107.
In-4°; (23 x18 cm); pp. (2), 16, 1 tavola incisa su rame da Francesco Nacci, in cui sono raffigurate 15 figure di insetti. cartonatura rustica, corpo del volume staccato dalla legatura, restauro integrativo al margine interno del frontespizio.
Edizione originale e rara di questo opuscolo di grande importanza storico-scientifica contenente la prima descrizione dell'acaro riconosciuto come agente eziologico, e non più mera conseguenza della scabbia (acarus scabei). L'Autore aveva inviato una lettera al Redi in cui esponeva la sua teoria sulla natura acarica della scabbia; e il Redi, dopo averla corretta ed integrata, aveva deciso in quello stesso anno di pubblicarla, contribuendo a divulgare questa importante scoperta: il Bonomo non solo individua la causa della scabbia ma dimostra per la prima volta nella storia della medicina che un organismo di dimensioni microscopiche è la causa di una malattia definita. Egli racconta che dopo aver osservato delle donne che scoppiavano le bollicelle acquaiole dei loro piccoli figliuoli rognosi e ne facevano uscire dei piccolissimi globetti bianchi, aveva deciso insieme al collega Giacinto Cestoni di osservarne uno al microscopio, facendo una incredibile scoperta: «ravvisammo con certezza indubitata, che egli era un minutissimo Bacherozzolino, somigliante in qualche parte alle Tartarughe; bianco di colore, con qualche solco d'ombra sul dorso, insieme con alcuni radi, e lunghi peluzzi, snello e agile al moto con sei piedi; acuto di testa con due cornicini.. come li si può vedere nella fig.I e nella fig. III'. Da pag. 3 del testo.
Malgrado l'evidente importanza di questo studio scientifico, l'opera venne praticamente dimenticata fino alla ripresa delle ricerche in questo campo da parte di Renucci nel 1935. "A dimostrare la verità della natura del male, il Cestoni e il Bonomo condussero studi accuratissimi e prolungati, i quali si riassunsero nella celebre lettera scritta al Redi, 'in cui dettero conto delle loro osservazioni, non solo essi riuscitrono a mettere in evidenza l'intima correlazione tra la rogna e la presenza di acari sulla pelle, ma anche la presenza delle uova, il che era nettamente contrario al principio di generazione spontanea della putredine degli umori' (Pazzini, Storia dell'arte sanitaria, p. 1012-1015); Garrison-Morton 4012; Friedman, The story of Scabies, NY, 1947, I-211/12; Belloni, Le "contagium vivum" avant Pasteur, pp. 10-11; Pusey, History of dermatology, pp. 44-45; Waller 1288; Wellcome Cat. II 201; Mieli I 122-127; Gamba 1811; Hagen I, 72; Hirsch I 624 e 868.
Tre volumi in-16° (154 x 90 mm.), pp. (6), XXXVI, XLVIII, 200, (48); (6), 201-624; (8), 434, tre antiporte incise in rame allegoriche, frontespizi in rosso e nero con marca calcografica. Stupende legature in pieno marocchino rosso, dorsi a cinque nervi, con titolo e fregi in oro, ai piatti duplice cornice lineare , al loro interno sinuosi fregi geometrici neoclassici agli angoli, raccordati da linee puntinate, dentelle interna, tagli dorasti. Splendido esemplare assai fresco.
La migliore edizione di questa opera classica dello stampatore e umanista Henri Estienne (1528-1598). Pubblicata a Ginevra nel 1566, censurata su richiesta di Calvino, l'Apologia di Erodoto resta "l'opera in volgare più popolare di Henri Estienne, uno dei monumenti della prosa francese del XVI secolo e un capolavoro del genere satirico" (Fred Schreiber).
Euro 750
La migliore edizione di questa opera classica dello stampatore e umanista Henri Estienne (1528-1598). Pubblicata a Ginevra nel 1566, censurata su richiesta di Calvino, l'Apologia di Erodoto resta "l'opera in volgare più popolare di Henri Estienne, uno dei monumenti della prosa francese del XVI secolo e un capolavoro del genere satirico" (Fred Schreiber).
In folio ( 43,5 x 31 cm), frontespizio inciso in bella cornice architettonica con ai lati due maki che tendono lo stendardo con il titolo, dedicatoria al principe Eugenio Napoleone, Discorso preliminare su due carte, tre tavole numerate (III - IV -V), una tavola n.numerata, tavola di testo numerata VI che riguarda la razza delle scimmie divise in cinque classi, LXX tavole incise in rame ognuna preceduta da una tavola di testo nelle tre lingue indicate al frontespizio, seguono 17 tavole di testo incise e numerate LXXI - LXXXVIII , 2 pagine di indice, seguono nuovamente le 20 tavole di testo incise in lingua francese e tedesca numerate da LXXI a XCI, 2 pagine di indice, segue ' Dei lemuriani ossia maki propriamente detti' con frontespizio senza dati tipografici, 6 pagine di testo (3 in italiano 3 in francese e tedesco), XV tavole incise in rame, indice, al fondo sono stati rilegati la tavola di testo numerata IV e il secondo frontespizio. Legatura in mezza pelle blu con titoli e fregi in oro al dorso, la legatura si presume di qualche anno posteriore alla data di pubblicazione ma sempre XIX secolo. Al frontespizio, lieve strappo al margine bianco inferiore restaurato, le ultime 4 carte presentano un rinforzo cartaceo laterale senza intaccare mai il testo e alcune bruniture. La pagina di testo relativa al piccolo Cinocefalo tav. 9 presenta uno strappo lungo tutta la metà orizzontale della pagina, restaurato senza alcuna perdita, alla tavola LXIII integrazione cartacea del margine inferiore bianco. Nel complesso ottimo esemplare molto fresco di questa celebre edizione sulle scimmie e sui lemuri splendidamente illustrata dai disegni di Jacob Nicholas e incise dal parmense Luigi Radios, incisore e pittore formatosi all'Accademia di Belle Arti di Brera. Edizione identica alla prima che uscì nel 1812 a fascicoli. Edizione originale della parte dei Lemuri che uscì nel 1814. Affascinante storia naturale dal ricco apparato iconografico che rappresenta le scimmie conosciute fino a fine Settecento. Interesssante la parte nella quale viene descritto un coraggioso continuum scimmie-uomo che vuole rafforzare l’idea della natura animale della nostra specie (antropologia naturalistica). Le scimmie antropomorfe vengono classificate in base al loro prognatismo e l’orangutan, prima scimmia “ad altezza d’uomo”, «occupa quasi l’ultimo posto nella famiglia numerosa delle scimie».
In-8° (162 x 110 mm.) 4 cc., 128 pp., 8 cc. di indice, bel frontespizio in xilografia, ritratto de Durastanti al verso del frontespizio, emblema dell'autore in xilografia raffigurante Mercurio, un anziano con un libro sotto il braccio e Fortuna con la vela e nell'ovale tutto intorno il motto: 'Mercurio duce fortuna autem ac eius nebulonibus invitis', marca tipografica all'ultima pagina raffigurante un'incudine sulla quale due martelli battono un serpente attorcigliato tra le fiamme, capilettera e fregi xilografici. Affascinante legatura coeva in piena pergamena floscia con nervi passanti, titolo manoscritto al dorso, tracce di legacci. Note manoscritte di mano coeva alla prima carta bianca e ai piatti della legatura. Bell'esemplare, fresco e genuino.
Prima edizione dei tre "Libri Piceni" del Panfilo in distici elegiaci, una delle poche opere che rimangono dell'umanista sanseverinate. Vi è descritta la storia, la geografia e la natura dei luoghi con al fondo del volume 'un copioso indice di tutti i luoghi e i personaggi picenati citati nell'opera'.
Lo stampatore Sebastiano Martellini fu il primo a introdurre verso la fine del secolo XVI la tipografia a Macerata. Tipografo prolifico e versatile, attivo tra il 1568 e il 1626, il M. seppe coniugare perizia e rigore compositivo sia nei prodotti editoriali più complessi sia in quelli minori e d’occasione. Secondo una stima approssimativa realizzò più di trecento pubblicazioni, diverse per tipologia e impegno editoriale, in prevalenza al servizio delle istituzioni politiche, culturali, ecclesiastiche e giudiziarie della città. La produzione del M. riflette l’interazione con la comunità cittadina e le sue istituzioni (Comune, Studium, Accademia dei Catenati, curia diocesana, confraternite, ordini religiosi, curia del legato, tribunale della Rota)
Lozzi, 3592: 'Assai raro'
Raro e interessante testo sulla relazione del torneo tenuto in onore del passaggio di Margherita Aldobrandina, sposa al Duca Ranuccio Farnese di Parma e Piacenza con una bellissima tavola a tre parti mobili che consentono il cambio di scenografia permettendo al lettore di diventare spettatore.
In-8° (196 x 145 mm.), pp. 112, titolo racchiuso in duplice cornice, testo racchiuso in cornice xilografica lineare, incisione nel testo di Rinoceronte e una grande tavola ripiegata f.t. con parti mobili che permettono un ruolo attivo al lettore - spettatore permettendo di cambiare la scenografia al centro della montagna con tre diversi scenari, cartonatura alla bodoniana. Frontespizio con lieve mancanza ma ricostruita in prossimità della cornice lineare, ricostruzione dell'angolo esterno inferiore con interessamento di alcune lettere dei dati tipografici che risultano essere ricostruiti manualmente. Per il resto buon esemplare privo di bruniture.
Raro e interessante testo sulla relazione del torneo tenuto in onore del passaggio di Margherita Aldobrandina, sposa al Duca Ranuccio Farnese di Parma e Piacenza. Nel giugno 1600 l'organizzazione e direzione della solenne festa venne affidata all'Accademia dei Gelati che ebbe l'occasione di esibirsi in una spettacolare opera - torneo. Oltre alla descrizione della prassi organizzativa che ci da impoortanti informazioni sui tipi di combattimento, sull'inventore del campo e delle macchine vi è la parte recitata del poeta con l'accompagnamento musicale. La trama allegorico drammatica attribuita a Melchiorre Zoppio racconta che '... Circe, seguace di Venere,..., ha trasformato Pico, re di Laurento, in un usignolo poi di nuovo in essere umano privo però di ogni volontà e costretto a vivere succube nella Reggia. Ma Apollo ha vaticinato che - sia di Circe il potere distrutto quando sposino tanti gigli e tante stelle (cit. pp. 15)- allusione agli emblemi dei Farnese e degli Aldobrandini. I cavalieri bolognesi combatteranno quindi per liberare Pico, prigioniero della grotta di Circe che sprigionerà sempre nuovi incantesimi e sortilegi finchè, sconfitto un terribile monoceronte, tra fragore di girandole pirotecniche si dissolverà come per incanto lasciando apparire la città di Parma (omaggio all'amore maritale e principesco)'.
L'incisione con foro centrale che permette il cambio di tre diversi scenari ci restituisce l'aspetto della macchina principale costituita dalla grande montagna di Circe con la reggia al sommo e una spelonca al centro per il mutamento delle immagini. La montagna larga 70 piedi ( 26,60 metri) e alta 45 (17, 10 m) s'innalzava sul lato nord della piazza della Fontana e presentava nel mezzo una caverna di 36 per 36 piedi (13,68 m). Di fronte si sviluppava l'arena lunga 105 piedi (circa 40 metri) cinta per tre lati da palchi fatti a scaglioni. ll testo riporta il nome del bolognese Gugliemo Fava quale inventore 'del campo e delle macchine' e che si avvalse della collaborazione dell'accademico Incolto, Vincenzo Fabretti.
Deanna Lenzi, "Teatri ed anfiteatri a Bologna nei secoli XVI e XVII", in Barocco Romano e Barocco Italiano: Il teatro, l'effimero, l'allegoria, Roma, 1985, pp. 180-181. Cicognara 1407; Watanabe, 718
.
Due voll. in-8° (190 x 125 mm.), pp. (4), 471; (4), 279, 300, legatura moderna in mezza pelle e piatti in carta decorata, dorso a cinque nervi, titolo in oro al dorso.
EDIZIONE ORIGINALE della prima parte pubblicata a Ginevra dalla Societé typographique de Genève; si distingue da una variante ornamentale ai frontespizi, il primo ha come marca tipografica un fiore, il secondo un'urna stile impero. Le Confessioni sono state oggetto di diverse controversie riguardo alla sua edizione originale, essendone apparse più edizioni nel medesimo anno. Infatti questa apparve nell'aprile 1782 e a maggio c'erano già diverse copie pirata in vari formati. L'edizione in oggetto, chiamata "en gros caracteres" da considerarsi la prima assoluta secondo una recente ricerca basata sui commenti pubblicati nel numero di giugno 1782 del Journal Helvetique. La seconda parte di questa edizione apparve nel 1789, con i volumi III e IV e con il titolo "Seconda parte delle confessioni" comprendenti i libri 7-12. Essi dovevano rimanere inediti fino al secolo successivo, ma uno degli esecutori testamentari vendette il manoscritto per la pubblicazione a un altro editore nel 1789. Lo testimonia l'amico ed editore di Rousseau, Pierre Alexandre du Peyrou, il quale affermò: "en violation de la volont de l'auteur, suivant laquelle cet ouvrage [la seconde partie] ne devait voir le jour qu'au commencement du siècle prochain".
Dufour 340; Tchemerzine V , 562.
In 12° (148 x 80mm), pp. (20), 241, bellissima antiporta incisa in rame da P. Bianchi raffigurante due giocatori di dadi ad un tavolo interrotti dall'arrivo di una guardia con in alto a sinistra il motto 'Ludere pertinax', capilettera e finalini in xilografia. legatura in piena pergamena coeva con nervi passanti, titolo manoscritto al dorso. Ottimo esemplare genuino e fresco. Edizione originale.
Rosignoli Carlo Gregorio (Borgomanero 1631- Milano 1707)
Destinato inizialmente all’insegnamento, diede lezioni di retorica nei collegi di Novara, Cremona e Milano, di filosofia a Genova e Milano, di sacra scrittura, teologia scolastica e morale a Torino, Genova e Milano. Ma ricoprì diversi altri uffici: fu prefetto degli studi, padre spirituale, responsabile delle congregazioni, confessore, consultore del provinciale, ammonitore del superiore, esaminatore dei professi, rettore del collegio di Como (1678-81), preposito della casa professa di S. Fedele in Milano (1687-90) e del noviziato e casa di probazione a Milano (1694-98). Entrò nella Compagnia di Gesù il 7 febbraio 1651. Dall’esperienza di guidare comunità di formazione religiosa e dettare cicli di esercizi sulla «buona morte» scaturirono alcuni testi che sollecitavano i giovani a compiere una corretta scelta vocazionale in vista del riscatto eterno (L’elettione della morte, Milano 1693), a discernere con cura le amicizie (L’elettione dell’amico, Bologna 1698) e a evitare il vizio del gioco d’azzardo (Il giuoco di fortuna, Milano 1700)
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In-4° (300 x 210 mm), ff.190, numerati a mano, legatura in piena pergamena con nome manoscritto dell'autore al dorso. Raccolta di 186 incisioni di ornamenti, vasi fontane fregi, tabernacoli, portali, ecc...disegnati da Le Pautre e per la maggiorparte incisi da Marietti
Jean Le Pautre o Lepautre (28 giugno 1618 – 2 febbraio 1682) è stato un incisore francese fratello maggiore dell'architetto Antoine Le Pautre e padre di Jacques Le Pautre.
Iniziò come apprendista di un falegname e costruttore. Oltre ad apprendere il lavoro meccanico e costruttivo, sviluppò una notevole abilità con la matita. I suoi disegni, innumerevoli per quantità ed esuberanti nel contenuto, consistevano principalmente in soffitti, fregi, comignoli, porte e decorazioni murali. Ideò alari, credenze, armadietti, consolle, specchi e altri mobili. Lavorò a lungo alla Manifattura dei Gobelins. Realizzò molti progetti per André-Charles Boulle. Nel 1677 divenne membro dell'Accademia di Parigi. La raccolta comprende anche la bella suite di 6 (su 7) di Epitaphes disegnati da N. Blasset (1600 - 1659) e incisi da Jean Lenfant (1615 - 1674), allievo di Claude Mellan. Riccamente ornati, composti da forme architettoniche e decorati con putti, vasi, cartigli fogliari e teschi. Dovevano essere attaccati alle pareti e ai pilastri di una chiesa. Nicolas Blasset (Amiens 1600 – 1659) è stato scultore e architetto. Nella Cattedrale di Amiens sono ancora conservate molte delle sue sculture e monumenti